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Speciale Design

BedZed, una vita al verde

testo di Nicol Degli Innocenti foto di Alice Fiorilli

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22 aprile 2009

Orti nei giardini pensili, erba sui tetti, prese pubbliche per le auto elettriche. BedZed è il primo quartiere ecocompatibile di Londra. Ad abitarlo non sono solo ambientalisti: una quota è destinata a «key workers» con stipendi non elevati, come infermieri, poliziotti, insegnanti e vigili del fuoco. Ventiquattro è andato a verificare come ci si vive

Poche cose sembrano lontane dalla natura come il desolato panorama dei dintorni di Londra, solcato dalle rotaie dei treni dei pendolari, affollato di case costruite senza alcuna ambizione al bello, punteggiato da magazzini dismessi, officine chiuse e grandi parcheggi. Eppure sotto questo cielo plumbeo, in un contesto così poco promettente, è nato come un fiore tra il cemento il primo villaggio ecologico della Gran Bretagna. Visibili da lontano, le eliche dai colori brillanti, l'una di una tinta diversa dall'altra, girano sui tetti e segnalano allegramente la presenza di qualcosa d'inedito.
Beddington Zero Energy Development, chiamato semplicemente BedZed, è iniziato come esperimento pioneristico diventando poi il modello da seguire, la prova che vivere in modo sostenibile non è un lusso per pochi. La sua esistenza ha agito come un tarlo silenzioso ma tenace nella coscienza del Governo britannico, portando infine a decisioni importanti e irreversibili, come la legge che impone al settore edilizio di costruire solo case a emissioni zero a partire dal 2016 e l'impegno annunciato lo scorso anno di costruire dieci "ecocittà" nel Paese entro il 2020.
Ovunque si fa un gran parlare di edilizia sostenibile, ma spesso l'impegno ecologico sfuma nel tragitto dal tavolo da disegno dell'architetto alla realizzazione concreta del progetto. Qui a BedZed, il prototipo originale, un'intera comunità vive in modo ecocompatibile, dentro e fuori casa.
Negli appartamenti si usano le forze della natura per generare energia, si ricicla l'acqua piovana e di scarto, se ne utilizza solo di non potabile per lo sciacquone, si minimizza il consumo generale con un filtro aerato su rubinetti e docce, e via risparmiando. Invece di essere nascosti in un angolo remoto della casa come succede di solito, a BedZed tutti i contatori sono in cucina, in uno sportello ad altezza d'uomo, studiato apposta per "costringere" i residenti a monitorare e quindi ridurre i propri consumi di acqua ed elettricità.
All'esterno i giardini pensili vengono trasformati in piccoli orti e i residenti hanno organizzato un mercatino dove chi coltiva pomodori e insalate vende le verdure che eccedono il consumo familiare. Lì si possono acquistare anche i prodotti biologici, il latte fresco e le uova di galline ruspanti di una fattoria poco lontana. BedZed ha anche avviato il primo "car club" in Gran Bretagna: decine di persone condividono tre automobili, sia per ridurre traffico e inquinamento che per risparmiare. Nel parcheggio, lontano dalla zona abitativa dove camminare è d'obbligo, ci sono le prese giganti per caricare gratuitamente le auto o le moto elettriche. Jennie Organ di BioRegional, l'ong dedicata all'ambiente che è all'origine dell'esperimento, la spiega così: «L'idea è di farci bastare l'unico pianeta che abbiamo a disposizione: se tutti i cittadini del mondo vivessero come gli abitanti di Gran Bretagna o Italia, all'insegna dello spreco, ci vorrebbero tre pianeti come la Terra per sostenere i livelli di consumo. Qui vogliamo promuovere uno stile di vita sostenibile, one planet lifestyle».
BioRegional, che si definisce un "ente di beneficenza imprenditoriale", ha avuto l'idea e trovato il sito, giudicato ideale perché abbastanza grande e vicino a una stazione ferroviaria e ai percorsi di tram e autobus e quindi facilmente raggiungibile senza dover ricorrere all'automobile. I finanziamenti sono arrivati dal Peabody Trust, storico ente di beneficenza che si occupa di case per i meno abbienti. Il complesso di abitazioni è di sua proprietà.
Le regole sono state rispettate alla lettera: un quarto delle case è riservato a persone a basso reddito, che avrebbero diritto a un alloggio popolare; un altro quarto è assegnato ai key workers, lavoratori utili alla società ma con stipendi non elevati, come insegnanti, poliziotti, vigili del fuoco o infermiere. La metà restante è stata acquistata da privati: alcuni architetti, incuriositi dalla novità del progetto; molti ambientalisti convinti; numerose giovani coppie e famiglie con bambini piccoli. I primi abitanti si sono trasferiti nel 2002 e molti dei residenti originali vivono ancora a BedZed. Chi se ne va di solito lo fa solo per ragioni di spazio, se la famiglia cresce. «Ogni mattina quando ci alziamo luce e calore entrano dalle finestre, è come essere in vacanza», afferma Steve Tabard, residente di lungo corso.
L'anima del progetto è Bill Dunster, un pioniere dell'ecoarchitettura che nel 1995 aveva già progettato e costruito la propria abitazione, Hope House, secondo criteri "verdi" e voleva realizzare qualcosa di simile su larga scala e partendo da zero.
  CONTINUA ...»

22 aprile 2009
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